News Proteo Fare Sapere Brescia

Indicazioni Nazionali 2025

La voce dei docenti e della scuola non può essere silenziata

per sottoscrivere il documento di Proteo Brescia e Bergamo https://chng.it/DGCDKMNjyG

“….Ci si può domandare se la scuola non potrebbe essere praticamente e  concretamente un laboratorio di vita democratica……….La scuola dovrebbe essere il luogo di apprendimento del dibattito argomentato, delle regole necessarie alla discussione, della presa di coscienza delle necessità e delle procedure di comprensione dell’altrui pensiero, dell’ascolto e del rispetto delle voci minoritarie e devianti. Così  l’apprendimento della comprensione deve svolgere un ruolo fondamentale nell’apprendimento democratico  Edgar Morin  

Con il documento “Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione – Materiali per il dibattito pubblico” (nota MIM del 20 marzo 2025), il Ministero ha formalmente avviato le consultazioni nelle scuole.

Il questionario inviato dal Ministero è una beffa, infatti tra le alternative di risposta selezionabili nei 22 quesiti a scelta multipla, non si prevede la possibilità di esprimere pareri negativi.

Poiché saranno gli/le insegnanti che, concretamente, dovranno poi implementare, nella prassi scolastica quotidiana dette Indicazioni, INTENDIAMO, ATTRAVERSO LA NOSTRA ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE, FAR SENTIRE LA LORO VOCE.

Le alternative fornite per esprimersi nel questionario inviato alle scuole sono: «Si condivide l’impianto perché prefigura un percorso “verticale” degli studi meglio scandito e articolato»; «Sarebbe più utile ampliare le conoscenze suggerite nelle diverse classi del primo ciclo»; «L’approccio metodologico è innovativo, ma richiederebbe maggior peso e tempo da assegnare alla disciplina»; «Nessuna risposta»:

Si tratta dunque di un dispositivo che non appare finalizzato a raccogliere la voce di chi nelle scuole lavora, ma a farsi dare ragione rispetto al testo proposto, una democrazia di facciata che è lesiva della dignità di chi è chiamato a rispondere.

E’ concesso solo un irrisorio spazio per proporre osservazioni aperte, con “massimo 250 caratteri spazi compresi,” e ciò preclude la possibilità di esprimersi esaustivamente.

Un modo subdolo per mettere a tacere quella voce che arriva dal mondo della scuola. E’ evidente che questa sia una falsa consultazione, un gioco scorretto che non ci si aspetta dalle istituzioni.

Un’istituzione come la scuola permeata da valori democratici, aperta alle sfide multiculturali che caratterizzano e arricchiscono il nostro tempo, non può cedere il passo all’avanzare di forme di autoritarismo mascherate da sani principi educativi, non può accettare la dicotomia scuola/istruzione famiglia/educazione, né pensare al talento come “potenziale cognitivo”.

La voce dei docenti respinge con forza una definizione di scuola come “sede principale per la trasmissione di conoscenze legittimate in senso storico-culturale” e al contempo si oppone ad una visione cupa del futuro a cui rimanda il paragrafo “Cura del pianeta e governo della tecnica” in diversi passaggi. Qualcuno dovrebbe spiegare alla commissione che si è occupata di stilare il documento, che l’antidoto alla prigionia, nonché l’unico equipaggiamento per il presidio della libertà, è rappresentato dalla maturazione dello spirito critico, di cui, nelle nuove indicazioni non vi è traccia alcuna. I docenti sanno che a scuola non si plasmano le menti che non sono “magis, di più, il volano del desiderio di apprendere di un allievo”, l’apprendimento è un processo naturale che diviene più efficace se all’alunno o allo studente sono proposti gli stimoli giusti. L’insegnante è un alleato, un compagno di viaggio, un riferimento per i suoi alunni che vive in una relazione di scambio e reciprocità, perché le competenze si sviluppano solo nel fare insieme. Il percorso d’apprendimento non è una strada lineare, rigidamente tracciata, dalla quale si raccolgono contenuti su contenuti per appesantire un bagaglio, come stabilito dalle nuove indicazioni, ma è un cammino che si costruisce congiuntamente dentro il rassicurante confine dell’alleanza educativa. In queste Nuove Indicazioni non c’è continuità con le precedenti (Indicazioni Nazionali del 2012), c’è solo un contenitore simile nella forma, che nasconde una sostanza intrisa da un malcelato dogmatismo e da un richiamo ai bei tempi andati, in barba all’aspetto tecnologico che le scuole hanno assunto grazie ai finanziamenti del PNRR.

E’ EVIDENTE L’INCOMPATIBILITÀ DI QUESTO DOCUMENTO – CHE SE APPROVATO DIVENTERÀ PRESCRITTIVO – CON LA DECLINAZIONE DEI CURRICOLI D’ISTITUTO.

LA VOCE DEI DOCENTI E DELLA SCUOLA NON PUÒ ESSERE SILENZIATA.